I Kayan sono una etnia della popolazione Karenni, una minoranza di lingua tibeto-birmana. Sono anche chiamati Padaung. Nel 1990 a causa di un conflitto con il regime militare birmano, molte tribù si sono rifugiate in Thailandia. Si stima la popolazione di kayan di circa 7000 membri.

occupano i bacini fluviali dei distretti interni centro-settentrionali del Borneo. Praticano un’agricoltura itinerante centrata sul riso, con presenza di altri coltivi. Allevano, per scopi cerimoniali, maiali e polli, ma la loro alimentazione si basa soprattutto sulla caccia e sulla pesca. Fungono da intermediari commerciali tra gruppi nomadi della foresta e mercanti cinesi o malesi. 

 

 

Le donne giraffa

In Italia sono conosciute con questo nome, dovuto alle modifiche fisiche provocate da una spirale di ottone portata fin dall'infanzia, dall'età di cinque anni; le donne possono decidere di non indossare gli anelli, ma nell’antichità esse venivano considerate donne prive di moralità; durante la cerimonia di iniziazione che prevede canti e balli, vengono applicate delle spirali di ottone alle braccia, alle caviglie ed un collare di tre chili: ogni due anni viene aggiunto un nuovo anello. Successivamente la spirale viene sostituita con altre di dimensioni sempre maggiori fino a che la pressione non provoca uno slittamento della clavicola e una compressione della gabbia toracica negli anni a venire l’oro è stato sostituito con l’ottone. Diversamente da quanto ritenuto, il collo non è allungato, ma sono invece le spalle che scendono: l'illusione è creata solo dalla deformazione della clavicola. Le donne adulte possono indossare fino a 25 anelli. Alcune di loro oltre al collo li portano anche alle gambe. Un altro soprannome che viene loro attribuito è: "donne cigno".

Per quanto concerne l'origine di tale pratica esistono differenti tesi. Per alcuni i dischi di metallo non avrebbero altro fine che quello ornamentale e di distinzione rispetto alle donne di altre popolazioni della regione. Per altri invece tale usanza deriva da tradizioni religiose che legano tali popolazioni ai dragoni Naga (Un drago serpentino comune a tutte le culture influenzate dall'Induismo. Ha spesso un cappuccio simile ai cobra e possono avere più teste a seconda del grado. Solitamente non hanno né braccia né gambe ma quelli articolati ricordano i draghi orientali.

secondo la mitologia le uova di drago, di forma sferica, si schiudevano dopo tremila anni, e alla nascita il drago raggiungeva subito le sue dimensioni adulte. Ogni elemento della natura possedeva un suo drago);

Si narra che in un tempo lontano i Padaung vivessero nella lussuria e nei piaceri. I nat, gli spiriti della locale credenza popolare, indispettiti da questo comportamento superficiale e indolente decisero di punire i Padaung scagliando feroci tigri contro le loro donne. Gli uomini preoccupati dal rischio di perdere le proprie amate, seguendo i consigli di un vecchio saggio, decisero di utilizzare grossi fili d'oro per fabbricare spirali con le quali proteggere il collo e gli arti delle donne dai morsi dei felini.

Qualunque sia l'origine dell'antica pratica, recandosi in uno dei villaggi Kayan, è palese come questa tradizione sembra avere ancora oggi una forte presa anche sulle giovani Padaung.

Qualora il collare venisse tolto, queste donne morirebbero soffocate poiché la testa cadendo bloccherebbe la respirazione. In passato alle spose infedeli veniva inflitta come punizione l'allontanamento dal villaggio dopo che era stato loro tolto il collare.

Il "peso" di questa bellezza non influisce tuttavia sulla attività delle donne; i loro movimenti infatti non sono impediti dai collari e permettono loro di lavorare nei campi, andare al mercato, svolgere le faccende domestiche, tessere al telaio e accudire i figli.

 

Secondo i ricordi d'infanzia di Pascal Khoo Thwe, esule di etnia Padaung ed autore del libro "Il ragazzo che parlava col vento", si tratta di una pratica dal forte valore identitario che contribuisce a mantenere saldo il rapporto tra questa popolazione, la propria storia e la propria cultura. Le "armature", come Pascal Khoo Thwe definisce gli anelli di metallo che le donne indossano al collo, avevano ed hanno ancora oggi, poteri magici e miracolosi, in grado di curare malattie e di conferire forza straordinaria a coloro che hanno il privilegio di toccarli.

 gli appartenenti all'etnia Kayan vivono una condizione di "semi prigionia".

Gli individui Kayan non possono lavorare sul territorio thailandese, non possono dormire al di fuori delle proprie "riserve" e non possono ottenere la cittadinanza del Paese che li "ospita".

In una condizione del genere è naturale ipotizzare che il proseguimento della antica pratica dei dischi di metallo posti intorno al collo rappresenti l'unica fonte di sopravvivenza per il popolo Kayan.

Attirare i turisti, comunque assai scarsi da queste parti, attraverso questa pratica, chiedere loro di pagare una somma di 250 Bath (circa 6 euro) per il loro ingresso nel villaggio proponendo poi l'acquisto di prodotti dell'artigianato locale, è l'unico modo che tale etnia ha di poter soddisfare i propri naturali bisogni, di potersi garantire trattamenti sanitari e di poter finanziare autonomamente l'educazione dei propri figli.

L’emblema della ribellione delle donne Kayan è una ragazza di nome Zember, “idonea” a lasciare il Paese e pronta per raggiungere la Nuova Zelanda, ma prigioniera del sistema burocratico thailandese; la ragazza, in segno di rivolta, ha deciso di togliere gli anelli: “Quando ero giovane volevo indossarli e mantenere la tradizione, ma li ho tolti così mi lasceranno andare. Quando sto qui nel villaggio, loro fanno soldi con i turisti e non mi piace”.

 

Vita delle donne

Molto importante è la vita quotidiana delle donne nella luce del primo mattino le minute donne padaung con il loro collo esageratamente lungo ed il luccichio dei loro gioielli, si avviano con portamento fiero al pozzo per il quotidiano rituale della toilette. Le prime ore della giorno sono dedicate alla meticolosa pulizia del corpo, delle spire d'ottone e dei numerosi bracciali, poiché, a causa dell'abbondante sudorazione indotta dall'umidità tropicale, il collare può causare infezioni e tumefazioni della pelle. La pulizia viene eseguita strofinando energicamente il metallo con paglia, spazzolini da denti e strofinacci impregnati di sapone, evitandone così l'ossidazione. Lucidata la "gioielleria", sbrigate le faccende di casa, sedute all'ombra della veranda, le donne filano, tessono, chiacchierano aspettando l'arrivo della prima ondata di turisti. Per l'occasione viene indossato l'abito più bello, una tunica bianca con ricami geometrici e multicolori. Sui lunghi capelli neri, raccolti a chignon, vengono avvolti drappi dai colori vivaci. Un asciugamano viene arrotolato attorno al collier per evitare che il sole arroventi l'ottone. Le guance delle più giovani vengono imbellettate con una polvere di colore giallo ottenuta dalla corteccia di thanaka, che, oltre ad abbellire, protegge la pelle dal sole tropicale.

Verso mezzogiorno lo scenario si anima. Frotte di turisti giungono all’ intero del paese per scattare foto insieme alle donne kayan

 

 

 

 

La religione tradizionale

Il Kayans 'religione tradizionale è chiamato Kan Khwan, ed è stata praticata fin persone migrate dalla Mongolia durante l'età del bronzo. Esso comprende la convinzione che i Kayan sono il risultato di una unione tra un drago femmina e un maschio umano/angelo ibrido.

La principale festa religiosa è la tre giorni Kay Htein Bo festival, che commemora la convinzione che il dio creatore ha dato forma al mondo piantando un piccolo posto nel terreno. Durante questo festival, che si tiene alla fine di marzo o all'inizio di aprile, un palo Kay Htoe Boe è eretto e partecipanti danza intorno al palo. Questa festa si svolge a venerare il Dio e Creatore eterni messaggeri, per rendere grazie per le benedizioni nel corso dell'anno, per fare appello per il perdono, e pregare per la pioggia. E 'anche l'occasione per Kayan da diversi villaggi a venire insieme per mantenere la solidarietà della tribù.

Il Kayan hanno una forte convinzione augurio e non si fa nulla, senza riferimento ad una qualche forma di divinazione, anche spezzando paglia erba, ma soprattutto la consultazione delle ossa di pollo.

Nei tempi attuali il festival annuale di Kay Htein Bo è sempre accompagnata da una lettura delle ossa di pollo per predire il prossimo anno.

 

Pratiche religiose attuali

Anche se molti dei Kayan ancora partecipare a queste feste tradizionali, nel 19 ° secolo missionari italiani hanno lavorato tra loro per molti anni e oggi la maggior parte dei Kayan e Kayaw persone sono cattolici. Le statistiche pubblicate nel 2004 le liste 306 villaggi Kayan, di cui 209 sono cattolici, 19 Kan Khwan, 32 Battista e 44 buddista, di cui 2 appartenenti alla organizzazione della società civile Byamaso.

 

Curiosità

Il tatuaggio costituisce il principale ornamento per gli uomini, anche se questa usanza è ormai in diminuzione tra i giovani, il quale ha un importanza principalmente rituale, Alcuni tatuaggi simboleggiano una affiliazione con gli spiriti, divinità e antenati; altri segnano il raggiungimento della pubertà e il rango sociale. Ci sono inoltre tatuaggi che servono per identificare una persona con delle particolari abilità, ad esempio nella caccia, nella tessitura o nell’agricoltura.   mentre perle di ogni tipo rappresentano un elemento importante della gioielleria femminile.

In Thailandia la maggior parte dei Kayan vivono nei villaggi di montagna, praticando, come le atre tribù dei monti, un'agricoltura di tipo itinerante "taglia e brucia". Questo metodo, che implica il regolare disboscamento di nuove foreste e obbliga a lasciare incolto un terreno dopo un certo numero di anni di coltivazione, al massimo dieci, diventa sempre più impraticabile a causa dell'urgente richiesta alimentare della popolazione.